Quella di Marialisa Leone è una tecnica in divenire e non decisa a priori, si delinea passo dopo passo, in relazione stretta con la materia e i suoi comportamenti: è un prendersi per mano reciprocamente e lasciare tracce. Si fa forma, colore, producendo uno stile. Vi è di più. La tecnica tra le sue mani diventa procedura meditativa, si accompagna al caso (con il frottage), risponde a un bisogno di sperimentare e di trovare una strada; oppure, viceversa, di perdersi. L’artista distilla dalla manipolazione dei materiali eletti (cenere, tempera, colla…) i significati spirituali di cui è alla costante ricerca: si trasferiscono sulla carta come rivelazioni, epifanie, in virtù di una sorta di decantazione, di estrazione, di lento movimento, il tempo come compagno. E’ un lavoro, ma anche una danza; è raccoglimento, ricerca, immersione totale in luoghi spirituali che chiedono proprio alle sue mani delle coordinate materiali per manifestarsi.
E veniamo alla ‘danza del cinque’: questo numero, con i suoi multipli, ha corteggiato l’artista in questi ultimi mesi -dieci sono le carte frutto di un lavoro precedente; trentacinque le tessere che compongono l’opera ‘Sunset Boulevard’, realizzata in occasione del viaggio e della mostra statunitense; cinque le grandi carte che si sono imposte al suo spazio espressivo e che sono qui esposte. Perciò l’attenzione di Marialisa si è posata su questo numero, sui suoi significati, per capire cosa leggere nel suo ricorrere ostinato. Il cinque è un principio numerico che attraversa le culture e le religioni, dal Pentateuco alla Torah, si esprime nel pentagramma in cui è inscritto l’uomo vitruviano con la sua energia verticale tra terra e cielo; contatto di anima e materia con i sensi dell’uomo e ancora numero sacro ai cinesi. E poi c’è la quintessenza, il ‘quinto elemento’, principio incorruttibile di vita intermedio tra anima e corpo; nella tradizione alchemica è l’elemento ultimo che rende possibile la trasformazione di una sostanza in un’altra per raggiungere la sua consistenza più pura.
Ebbene, nelle cinque ‘Carte’ che costituiscono il cardine di questa esposizione si può leggere una sorta di purificazione dello stile della Leone, come un’asciugatura dei consueti modi espressivi che produce forme quasi monocrome. Sono custodi di una misura espressiva a tratti ascetica, che ha ricercato la propria sostanza e l’ha trovata nella forma più che nelle abituali e pure tanto amate ed efficaci cromie. Cinque carte che sono la ‘quintessenza’ cioè il grado massimo e perfetto di una manifestazione pittorica che oggi trascolora per mostrare con coraggio, senza veli, la sua natura più intima.
_Silvia Merico
_Rossella Mungiello _Adriano Tango